Intervista a Gennarino Masiello, vicepresidente nazionale di Coldiretti
La lotta ai cambiamenti climatici è stata al centro della Cop27 tra le potenze mondiali. Tante le ricette, ma con la consapevolezza che sarà la tecnologia ad offrire soluzioni per fermare la pallina sul piano inclinato che porta verso la catastrofe ambientale. Tra le suggestioni che circolano nel mondo dell’high tech c’è la produzione di cibo in laboratorio, bypassando le pratiche agricole e zootecniche. Ne parliamo con il vicepresidente nazionale di Coldiretti, Gennarino Masiello.
Cibo sintetico per abbattere le emissioni inquinanti, è la strada giusta?
Quando il mondo della finanza sposta la sua attenzione su un settore per fare soldi, comincerei a farmi qualche domanda. Come mai proprio il cibo è sotto osservazione? È vero che il pianeta ha ormai superato gli otto miliardi di abitanti, ma è davvero la produzione di cibo il principale accusato sul banco degli imputati? Se il tema è l’emissione di gas climalteranti, qualcosa non torna. I dati scientifici – anche quelli elaborati dall’Università Federico II di Napoli – ci dicono che sul totale delle emissioni globali l’agricoltura e l’agroalimentare pesano per il 15,8%. Un dato che se guardiamo all’Italia è certamente più basso, non avendo per ragioni geografiche un’agricoltura intensiva ed estensiva come in nei paesi centroeuropei, americani e asiatici. Solo le costruzioni pesano per il 17,1%, mentre l’industria vale il 32% e il trasporti il 15,5%. Dunque perché la produzione del cibo? La risposta è semplice. Perché tutti hanno bisogno di mangiare e quindi c’è una prateria sconfinata di business da poter invadere.
Chi investe sul cibo creato in laboratorio?
Gli investimenti nel campo del cibo sintetico stanno crescendo molto, sostenuti da diversi protagonisti del settore hi-tech e della nuova finanza mondiale, da Bill Gates (fondatore di Microsoft) ad Eric Schmidt (cofondatore di Google), da Peter Thiel (co-fondatore di PayPal) a Marc Andreessen (fondatore di Netscape), da Jerry Yang (co-fondatore di Yahoo!) a Vinod Khosla (Sun Microsystems). L’esempio lampante è quello della carne artificiale, dove solo nel 2021 sono stati raccolti 1,4 miliardi di dollari, con una crescita del 23mila% rispetto al 2016.
C’è chi sostiene che gli allevamenti intensivi sono insostenibili.
Intanto c’è da dire che la zootecnia italiana si fonda su un modello ben diverso dal resto del mondo, legato alla produzione di qualità di carne, latte e formaggi. Le nostre Dop sono gli alimenti più imitati al mondo, attraverso vere e proprie truffe. Per quanto riguarda la “carne” da laboratorio, la verità che non viene pubblicizzata è che non è carne ma un prodotto sintetico e ingegnerizzato che non salva l’ambiente, perché consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali. Non aiuta la salute, perché non c’è garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare. Non è accessibile a tutti, poiché è nelle mani di grandi multinazionali. Le bugie sul cibo in provetta confermano che c’è una precisa strategia delle multinazionali che con abili operazioni di marketing puntano a modificare stili alimentari naturali fondati sulla qualità e la tradizione.
Qual è il rischio per l’agricoltura?
Dopo l’autorizzazione per il consumo umano concessa dall’autorità alimentare americana Fda ai filetti di “pollo” creati in laboratorio dalla Upside Foods, azienda statunitense finanziata da big della finanza mondiale, il rischio è una diffusione anche nell’Unione Europea dove già ad inizio 2023 potrebbero essere introdotte le prime richieste di autorizzazione all’immissione in commercio che coinvolgono Efsa e Commissione Ue.
La sostituzione del cibo naturale coltivato nei campi con quello creato in laboratorio attraverso chimica e bioreattori mette in pericolo il made in Italy a tavola a partire proprio dalla Dieta Mediterrenea, giudicata universalmente come la migliore soprattutto dal punto di vista della salute dell’organismo. Un primato che trova un riscontro pratico nel fatto che l’alimentazione degli italiani basata sui prodotti della dieta mediterranea come pane, pasta, frutta, verdura, carne, olio extravergine e il tradizionale bicchiere di vino consumati a tavola in pasti regolari ha consentito una speranza di vita tra le più alte a livello mondiale. È anche per questo che l’Italia deve diventare capofila della difesa dell’alimentazione naturale.
Cosa può fare l’Italia e cosa possono fare i cittadini?
Coldiretti ha raccolto già oltre 400mila firme per una proposta di legge di iniziativa popolare, chiedendo al Parlamento di vietare la produzione e la commercializzazione in Italia di cibo sintetico. Abbiamo trovato un ampio e trasversale consenso tra le forze politiche e sociali, e dallo stesso governo. Il ministro Lollobrigida si è impegnato per un intervento deciso in tal senso. In gioco c’è un modello agricolo vincente e unico al mondo come il nostro. Saremo noi gli apripista in Europa per accendere l’attenzione sul rischio di un disinvestimento in agricoltura. Questa sarebbe davvero una catastrofe ambientale, perché l’agricoltura è presidio del territorio, è custodia della biodiversità, è argine contro il dissesto idrogeologico. I cittadini possono fare molto, non solo sottoscrivendo la nostra proposta, ma scegliendo sempre con attenzione quello che acquistano per la loro tavola. Una scelta che ha effetti sull’economia, sull’ambiente e sulla salute delle prossime generazioni.
Gennarino Masiello, vicepresidente nazionale di Coldiretti.